In una società multietnica, dominata da stili di vita e da leggi diverse tra loro, il re saggio sapeva che pagare il sangue con il sangue era sbagliato perchè portava “inimicizia”; la faida sarebbe stata solo causa di malanni per la pace del popolo: “…Per tutte queste piaghe o ferite sopra descritte, che siano accadute tra uomini liberi, abbiamo perciò posto una composizione di maggiore entità rispetto ai nostri predecessori, affinché la faida, che è inimicizia, dopo accettata la sopraddetta composizione, sia posposta e non si richieda più oltre”. (Editto di Rotari 643 d.C.).
A cosa dovettero far fronte i sovrani germanici che presero il potere in Italia e nel resto d’Europa, abbandonata dall’Impero romano?
L’interno del Tempietto longobardo a Cividale del Friuli
Tra il VI e il VII secolo, l’Italia entrò in una fase di divisione tra le aree sotto la dominazione
longobarda e i luoghi rimasti in mano al controllo bizantino. il cristianesimo si era affermato e i Vescovi facevano le veci della classe politica romana, portando avanti la tradizione latina. Nonostante le guerre che attraversarono la penisola nel corso del VI secolo, gli scambi commerciali nel mediterraneo continuarono ad essere attivi, soprattutto lungo le coste, mentre nell’interno nacquero nuove forme insediative.
In particolare nei luoghi di Noverocche, abbiamo un confine tra Esarcato e Pentapoli bizantini con i territori in mano ai Longobardi, come l’alta valle del Marecchia e il versante delle Marche.
Il potere presso i Longobardi. Nei territori occupati dai Longobardi (ma anche nel resto d’Europa, per esempio con i Franchi che entreranno in scena nell’VIII secolo) si diffuse la cultura germanica, dove la concezione del potere politico era molto diversa da quella latina; il capo e il sovrano di un popolo lo erano perché investiti di un potere quasi soprannaturale, un carisma che portava in battaglia il popolo e gli permetteva di vincere. Il sovrano quindi era circondato dalla sua famiglia, dai servi, dagli aristocratici, spesso i suoi guerrieri che per fedeltà scendevano in battaglia. Non esisteva un palazzo pubblico, ma la corte era itinerante e si spostava sul territorio per amministrare la giustizia. I nuovi sovrani cercarono di portare avanti quella che era la tradizione dell’Imperatore romano, e davano corpo alle proprie leggi (per esempio l’editto di Rotari del 643); tuttavia si portò avanti anche la cultura germanica che applicava le leggi in base alla cultura della persona coinvolta nel processo.
Di pari passo anche il modo di gestire il territorio mutò e si vennero a creare sovrapposizioni tra le modalità del mondo romano e le tradizioni delle popolazioni che si stanziarono nella penisola. Le città entrarono in una crisi delle infrastrutture, dove strade e fogne non venivano mantenute, le insule cedevano il passo a campi e a punti di prelievo materiali, quando non venivano recuperate con riusi di parti delle murature e nuove strutture in legno. Fu il momento in cui le tecnologie preromane, usate ancora nelle campagne e in uso in parte per certa edilizia privata romana, come pali di legno e muri di terra pressata, iniziò a rifiorire.
Le città. In area longobarda (ma anche nelle città rimaste in mano ai bizantini) videro la nascita dell’uso di capanne come abitazione, sia per il popolo che per gli aristocratici; le popolazioni germaniche e latine, sostituirono o affiancarono alla malta e ai laterizi romani, legno, paglia, fango per costruire le proprie sedi. Alcune zone urbane vennero abbandonate e insule e giardini occupati da cimiteri; queste necropoli private erano veri e propri punti di aggregazione sociale e politica, dove i possessores permettevano ai propri clientes di seppellire i morti l’uno accanto all’altro, dando un’unità terrena e celeste tra le famiglie.
Le campagne. Nei territori che appartenevano ancora a Bisanzio perdurò un sistema di divisione delle campagne di tipo romano, basato sui fondi. Molti proprietari risiedevano ancora in città e di solito, ricevevano dal più grande possidente terriero di questo momento storico, ovvero il Vescovo o l’Arcivescovo del luogo, una serie di varie parti di fondi, sparsi nelle campagne. Molte volte tali terreni erano donati, creando da un lato un legame tra potere ecclesiastico e cittadini privati, dall’altro evitando di mettere nelle mani di un solo individuo territori vasti ed omogenei. Per tale motivo in Romagna, il fenomeno successivo della curtis o dell’incastellamento tarderà in parte ad arrivare, causa l’assenza di un potere fondiario, in grado di trasformarsi in potere di banno, ovvero basato sulla forza della difesa e dell’attacco, in una sola parola: il castello.
Assistiamo quindi ad un forte momento di cambiamento e di rimescolamento della società; tutto divenne sfumato lungo i confini controllati dall’una o dall’altra parte a seconda dell’esito delle battaglie.
San Benedetto da Norcia, Andrea Mantegna, 1453 – 1454, Pinacoteca di Brera
Il monachesimo. In questo scenario si fece strada il nuovo fenomeno del Monachesimo, che in particolare in Italia, con San Benedetto da Norcia, maturò verso nuove forme. I monaci, come i primi eremiti cristiani e le comunità sorte in Oriente, si ritrovarono in vita comunitaria lontano dalle città e fecero dell’ascetismo e dell’isolamento una loro prerogativa. Tuttavia San Benedetto da Norcia, mettendo per iscritto la propria regola di vita, creò un nuovo tipo di comunità, che viveva sì isolata dal mondo secolare, ma alternava alla preghiera la vita comunitaria nel monastero, il lavoro nei campi, la creazione di grandi biblioteche in cui il sapere antico e le nuove conoscenze iniziano a circolare. Il celebre Ora et Labora della regola benedettina. Non ci sarà di nuovo un momento così elevato di circolazione del sapere (seppur per pochi) come l’alto medioevo europeo.
Il Papa e la Chiesa. Il vescovo di Roma, il successore di San Pietro, il Papa, iniziò ad essere sempre di più un punto di equilibrio tra le forze in campo. Forte di essere il continuatore (in maniera totalmente illeggittima) della tradizione degli imperatori romani, nonché investito del potere derivatogli da Dio che gli permetteva una patria potestà sui sovrani convertiti al cristianesimo, nel corso dell’VIII secolo sarà decisivo per i nuovi assetti politici ed economici della Penisola. Un popolo germanico, il cui re aveva abbracciato la religione cristiana, si affaccia da oltralpe sull’Italia e diventa la longa mano del Papa contro Bisanzio e i Longobardi: arrivano i Franchi.