“I fedeli della romanità […] deplorarono la scomparsa della civiltà romana, spazzata via dai nuovi venuti: uomini dai capelli lunghi, che amavano la cucina al burro – e non quella all’olio d’oliva – e soprattutto ignoravano la lingua latina e la cultura scritta. Più rari furoni i testimoni che in queste ore di cambiamento indovinarono quel che rivelava l’arretramento, ossia l’affiorare di una fase originale della cultura occidentale.” (Catherine Vincent parlando del V secolo d.C. -> Vai al libro)
Quando osserviamo un paesaggio costellato di rocche, castelli, monasteri, pievi, che istintivamente riconosciamo come “medievale”, stiamo guardando una sintesi di mille anni di storia, secolo più, secolo meno, durante i quali, un mondo già variegato, popolato di tante culture, usi, costumi, iniziava a ribollire di nuove idee, nuove tradizioni e modi di vivere, nuovi moti religiosi frammisti a saperi antichi che penetravano in un territorio che oggi potremmo genericamente chiamare l’Impero Romano.
Negli ultimi secoli di dominazione romana, l’Impero si era andato modificando, dividendosi in due territori, più volte riuniti e ridivisi, fino al IV secolo in cui vediamo apparire l’Impero d’Oriente, con capitale Bisanzio (Costantinopoli) e d’Occidente con capitali che cambiavano, da Roma, a Milano fino a Ravenna. Le guerre per il potere indebolivano i confini, nei quali presero a stanziarsi vari popoli non di tradizione romana, già schierati dai Romani nelle file dei propri eserciti. Assistiamo ad una fase di migrazioni e alla nascita di un mix culturale, tra romanità e una moltitudine di culture nuove. A volte l’insediamento delle popolazioni avvenne sul suolo dell’impero in base a patti reciproci, altre volte incursioni più o meno violente. I flussi migratori che da Africa e Asia spingevano da sempre sui confini, ripresero il loro naturale corso e unitamente ad una nuova religione che prendeva sempre più piede tra le classi dirigenti e il popolo, il Cristianesimo, furono gli ingredienti per la nascita di un nuovo mondo.
Nel V secolo gli Unni, dai territori dell’odierna Turchia, spinsero sulle popolazioni germaniche, che penetrarono sempre di più nel territorio romano. Iniziò così una lento e progressivo ingresso di nuove culture, che si mescolarono gradualmente alle popolazioni autoctone. In questo caso l’archeologia ci viene in aiuto: nelle tombe tra V-VI secolo troviamo corredi riferibili a popolazioni non locali, ma i tratti somatici, la forma delle ossa, non risultano cambiare in modo brusco. I gruppi di popolazioni non romane arrivarono in tante ondate e per piccoli gruppi, separati da lunghi periodi.
Il sacco di Roma nel 410 ad opera dei Visigoti di Alarico aveva profondamente scosso il mondo antico. I Romani schierarono sempre più popolazioni germaniche nelle proprie file, contro altre tribù germaniche, generando così lotte intestine tra queste popolazioni; ma questo avrebbe potuto richiedere un alto prezzo per Roma: gli alleati di un tempo, si sarebbero rivoltati contro l’Impero?
Roma fu sempre meno capitale politica politica ma dai tempi di Pietro, passando per Costantino nel IV secolo un nuovo potere apparve sulle sfondo delle vicende, ed iniziò ad essere un elemento unificatore o di divisione del Mondo il Cristianesimo. Il Papa a Roma divenne la figura di riferimento più importante e dalle Cattedrali i Vescovi nelle città antiche, si posero come gli eredi della tradizione romana, rivisitata in chiave cristiana.
Antiche tradizioni, nuovi popoli, vecchie e nuove religioni, nuovi modi di abitare e vivere il territorio, tutto pronto per dare vita ad un Mondo, che chiamiamo Medioevo.